venerdì 22 aprile 2011

Limiti

Ne esistono? Ne abbiamo? Fin dove possiamo arrivare e da cosa dipende?
Domande difficili cui rispondere, contraddittorie, per le quali un'obiettività schietta forse non basta. In fondo, la capacità di riconoscere e comprendere i nostri limiti dovrebbe essere limitata appunto dagli stessi. Come può un uomo, dopotutto, sapere se sopravvivrà attraversando un deserto sconosciuto senza sapere nemmeno quanto il deserto sia grande o quale sia la sua vera forma. Nemmeno potrebbe sapere in che punto esatto si trova, e tutto quel che potrà dire sarà solo che quella piana di sabbia s'estende fin dove l'occhio può arrivare. Oltre, chissà, forse non c'è niente...
Ma è davvero così? Naturalmente no. L'essere umano è in grado di fare cose che apparentemente nessun'altra creatura della Terra è in grado di fare: prevedere, prospettare, ipotizzare, intuire (nel senso illuminante del termine), razionalizzare, intessere ragionamenti logici e dedurre logiche conseguenze, immaginare l'oltre e il dopo.... Tutte cose, naturalmente, intimamente legate al grado di conoscenza che si possiede ma non da esso limitate: un uomo che non abbia mai appreso una forma di linguaggio, ad esempio, non penserebbe certo parole, come facciamo noi continuamente, ma ragionerebbe per concetti. Questo, tuttavia, non toglierebbe nulla a nessuna delle capacità che ho menzionato, per cui l'uomo resterebbe essenzialmente tale anche privato della sapienza.
Ma allora qual'é l'origine di questo complesso di meraviglie che chiamiamo intelligenza? E perché mai alcune persone sono più intelligenti di altre? E ancora, perché l'intelligenza non sembra essere ereditaria come invece altri tratti, ad esempio la personalità?
La scienza moderna vi direbbe che la risposta alla prima domanda è da ricercarsi nella grandezza del nostro cervello; nello spessore della corteccia e nell'estensione della sua superficie, ad essere precisi, e nel conseguente elevato numero di circonvoluzioni. Ma in questo caso, cosa ci distinguerebbe da un delfino, le cui caratteristiche cerebrali non hanno nulla da invidiare alle nostre? Certo, i delfini hanno un linguaggio e comportamenti estremamente complessi e variegati, eppure qualcosa li differenzia radicalmente da noi: la loro elevata intelligenza non è supportata da un adeguata evoluzione fisica, mani in grado di costruire, un corpo in grado di permettergli di esplorare quel ch'esiste oltre il loro mondo, sulla superficie dei continenti, e magari oltre essi, nell'infinità del cosmo, così da apprendere e imparare sempre di più...
Potrebbe essere una questione di ambiente, ma il vivere in acqua, secondo voi, potrebbe davvero limitare l'inarrestabile forza dell'evoluzione? Potrebbe essere una questione di tempo e volercene ancora molto, ma il rapporto cervello/corpo sarebbe comunque esageratamente sproporzionato (provate solo a pensare al cervello di un uomo racchiuso nel limitante corpo di un pesce).
Penso, in realtà, che i delfini non abbiano di questi dilemmi e che siano felici così come sono, imprigionati (al contrario di noi, o quantomeno considerando le nostre potenzialità) nel loro mondo. Ma perché è così? Se gli interessasse davvero uscire dall'acqua ed esplorare (e così acquisire conoscenza e migliorarsi), forse a quest'ora l'avrebbero già fatto. Ancora una volta, cosa ci rende tanto unici?
La risposta potrebbe forse essere la nostra ferrea e inconscia certezza che esista qualcosa d'altro, qualcosa di più grande, il nostro obiettivo divino. Noi tendiamo (o quantomeno tenderemmo, se non fossimo tanto stupidi) a perfezionarci, a migliorare noi stessi, a voler conoscere ogni cosa (spinti dalla pura curiosità, un istinto che condividiamo con ogni specie esistente, lo sprone primario) come se dovessimo raggiungere chissà quale traguardo, ci poniamo un'infinità di domande alle quali non manchiamo di cercare una risposta, rischiamo perfino la vita, pur di sapere quel che si cela nello sconosciuto (certi che qualcosa ci sia), oltre i nostri confini, oltre i limiti...
Un quid supplementare, dunque, che c'innalzerebbe a specie suprema del pianeta (l'immensa stupidità di cui facciamo sfoggio è un'altra questione; parlo di condizioni ideali e qualità potenziali), tanto da essere in grado di governarlo a nostro piacimento e scegliere di esserne i custodi o i razziatori; qualcosa che c'induce a porci domande che nulla hanno a che fare con la concretezza della vita, domande esistenziali, filosofiche, teologiche, apparentemente senza risposta e dietro le quali, forse, nessun altro essere del pianeta perderebbe il proprio prezioso tempo; qualcosa che ci permette d'intuire la struttura che si nasconde al di là delle cose, e dentro noi stessi, le regole che reggono l'intero universo, e di indagarle e conoscerle con fame vorace, come a doverle imparare a tutti i costi per poterle un giorno mettere in pratica... e, in tal senso, ogni nuova acquisizione non farebbe altro che avvicinarci al divino...
Il mio pensiero in proposito è facile da intuire, e in futuro non mancherò di approfondire l'argomento. Per il momento spero che queste parole possano ispirare qualcosa, innescare qualche piccola riflessione (in qualunque direzione portino), aprire una minuscola finestra su un luogo magari nuovo e inesplorato, un luogo oltre i limiti...

 Anche oggi vi lascio una poesia. Spero vi piaccia.


Ricordi

Verde era l’erba,
acerbo l’imberbe,
delicato era il suono,
buono il cioccolato...
L’uomo pensava al passato morente,
l’animo dolente, la vita che passava.
La foglia ormai gialla s'abbandona al vento,
in un cader lento, nella gelida morte balla... 

2 commenti:

Narratore ha detto...

Bello... profondo... cos'altro dire? Sono senza parole, ammutolito di fronte a tante domande che appaiono nei miei pensieri senza apparente logica. Forse un giorno saremo in grado di capire, di intuire cosa si cela dietro la patina che chiamiamo verità, ma per il momento mi accontento di riflettere.
Grazie Spirit, ottima riflessione (oltretutto scritta benissimo!)

BlackRockNight ha detto...

Mi è piaciuto molto... sono d'accordo con te per quanto riguarda i tuoi pensieri sugli esseri umani. Vorrei però darti anch'io uno spunto da cui farti ispirare: i delfini sentono, percepiscono ed amano il mondo in un modo tutto loro, che noi non potremo mai provare se non con un corpo da delfino...
Ti lascio un bacio!