Ci troviamo undici anni dentro al terzo millennio, siamo (leggete saremmo, visto l’utilizzo) tecnologicamente avanzati, guardiamo al futuro, ormai temendo più che sperando, e la maggior parte di noi nemmeno conosce le proprie radici, le proprie origini. È una cosa che mi rende immensamente triste, perché amo la storia, il passato, e penso che non ci sia nulla da cui si possa imparare di più.
Questo è il motivo per il quale oggi voglio parlare della prima civiltà in assoluto della storia dell’uomo, civiltà alla quale dobbiamo l’intera anima della nostra società moderna. Ma arriviamoci con calma…
Prima dell’avvento dei sumeri, l’essere umano era stato per milioni di anni un cacciatore, un raccoglitore, in grado di coprirsi, costruire arnesi con la pietra, disegnare sulle pareti di una caverna, comunicare… a quell’epoca, secondo tutte (e dico proprio tutte) le tradizioni e le mitologie del mondo, la Terra apparteneva agli dèi, esseri superiori, venerati dagli antichi popoli e la cui origine può essere individuata nei nomi e negli appellativi che questi popoli avevano coniato per loro: dèi celesti, signori del cielo, signori delle stelle, serpente delle nubi (Quetzalcoatl), quelli che vennero giù, coloro che giunsero dal il nero oceano (il cosmo?) su conchiglie volanti, e un’infinità d’altri, tutti con riferimenti al cielo e alle stelle. Gli dèi ellenici risiedevano nell’Olimpo, la residenza celeste di Zeus, la cui controparte terrena era il monte Olimpo, in terra greca. In dimore celesti abitavano gli antichi dèi egizi, cananei, fenici, ittiti, assiri, babilonesi, accadi, gli dèi indiani, gli dèi americani (dei popoli Inca, Maya, Aztechi, Olmechi, Toltechi e dei nativi del nord America), gli dèi dell’estremo oriente; e, ugualmente, nei cieli vive il dio cristiano, assieme ai suoi angeli.
In verità, questi panteon divini (quelli perlomeno che riguardano le popolazioni del ceppo indoeuropeo) originano tutti in un unico punto della storia e in un unico luogo: 6000 anni fa, in una terra fertile attraversata da quattro fiumi, due dei quali erano il Tigre e l’Eufrate, una terra chiamata Mesopotamia.
Fino a quel momento, come stavo dicendo, la terra era governata da questi esseri venuti dal cielo, esseri che gli uomini consideravano immortali e dotati di poteri straordinari (nei testi sacri indiani si parla addirittura di “tecnologie” straordinarie e di battaglie nei cieli e sulla terra tra divinità, con mezzi volanti velocissimi chiamati Vimana e armi devastanti, paragonabili solo alle nostre atomiche; interessante è il fatto che tracce di tali antichissime esplosioni, rocce fuse, livelli anormali di radioattività, siano state rinvenute da diversi ricercatori e archeologi proprio in India, oltre che in numerosi altri siti del mondo). Agli dèi era attribuita la creazione dell’uomo stesso. Essi si erano suddivisi la Terra, che fu il loro regno per millenni, e lasciavano che le genti primitive li adorassero come loro creatori.
Poi, quando venne quello che noi oggi chiamiamo Diluvio Universale, probabilmente a causa della vicinanza o dell’impatto di un corpo celeste, gli dèi abbandonarono in massa il pianeta, ma non prima che alcuni di loro si fossero assicurati la sopravvivenza dell'amato figlio, l'uomo, e degli altri animali. Ogni antica tradizione ha, pur con nomi diversi, il suo Noè (Noah, in originale ebraico): Utnapishtim per i sumeri, Deucalione per i greci, Quetzalcoatl, Maconen e Tapi per i popoli sudamericani. E ancora, sempre in Sudamerica abbiamo addirittura un Noa, un Nu-u nelle tradizioni hawaiane e un Nu Wah in quelle cinesi; e questi per citarne solo alcuni.
Quando le acque infine si ritirarono, l’uomo ricominciò a popolare la Terra e ne divenne il nuovo padrone. Le tradizioni ci dicono che gli dèi tornarono ancora molte volte, e aiutarono l’essere umano a risollevarsi, donandogli le conoscenze e insegnandogli i fondamenti di una civiltà quali la coltivazione, l’allevamento, la costruzione di case e templi, la scrittura, ecc.
E arriviamo così al popolo di Sumer (Shumer, in originale), circa seimila anni fa.
Dopo milioni di anni di lentissima evoluzione, la prima civiltà sbocciò con tale rapidità da lasciare interdetti tutti gli studiosi. Nel giro di una manciata d’anni, i sumeri acquisirono dal nulla (senza alcuna preparazione precedente), elevate conoscenze in ogni campo del sapere, in primis la scrittura (la prima al mondo), senza la quale non avrebbero potuto raggiungere un tale grado di civilizzazione (ed è grazie alle migliaia di tavolette d’argilla ritrovate, incise in caratteri cuneiformi, che oggi sappiamo tanto su di loro). Prendevano nota di ogni cosa, ogni fatto, ogni transazione, ogni sapere, e furono i primi in tutto. Erano in grado di costruire grandi templi (Ziggurat) e possedevano avanzate conoscenze nell’architettura e nell’edilizia ( idearono i primi archi a volta e una sorta di “cemento armato”, fatto d’argilla irrobustita con canne tagliate o paglia). Costruivano città. Erano esperti in biologia, avevano una medicina estremamente avanzata (fino a comprendere interventi al cranio), e così il loro sistema legislativo (la prima bicamerale, la prima promulgazione di leggi). Sapevano fondere e plasmare i metalli e a loro si deve l’invenzione del forno. Producevano gioielli, una gran varietà d’utensili, vasellame decorato, stoffe assai belle, statuette, sculture, armi. Incidevano cilindri di roccia molto dura con disegni in negativo, per poi passarli sulle tavolette d’argilla bagnata ed imprimere così il positivo; in pratica, la prima forma di stampa! Facevano i loro conti con un sistema chiamato sessagesimale (il nostro è il decimale), basato sul sei e sul dieci, il loro sessanta (6x10) equivaleva al nostro cento (10x10) e con questo metodo di calcolo suddivisero la circonferenza in 360° (60x6), il giorno in 24 ore (6x4) e l’ora in sessanta minuti; anche il calendario di dodici mesi (6x2) è una loro invenzione, e tracce del loro sistema di conteggio si palesano ancora oggi in cose come la misura anglosassone del piede, con le sue dodici once, o il concetto di dozzina. Avevano scuole (sono state rinvenute tavolette piene di esercizi), in cui si insegnavano ai ragazzi la scrittura, la matematica, le scienze, le arti. Avevano un gusto raffinato e abbondante ricchezza in fatto di abbigliamento e acconciature. Inventarono la ruota. Avevano una mitologia e una cosmogonia complessa, dalle quali derivarono quelli delle civiltà successive come quella greca e quella romana; anche il nostro Antico Testamento vi trova radici profonde. Avevano approfondite e accurate conoscenze di astronomia, e già all’epoca erano a conoscenza di tutti i pianeti del sistema solare e suddividevano il cielo in costellazioni (dodici). Inventarono la navigazione, e il collegamento tra le città e il commercio erano garantiti dai fiumi. Addomesticarono il cane, la capra, la pecora, il maiale, il bue (che usavano anche per spostarsi) e moltissime piante, tra cui grano, orzo e altri cereali, l’albicocco, il ciliegio, e poi lo zafferano, il comino, il croco, la mirra; e ancora, cipolle, lenticchie, fagiolini, cetrioli, cavolfiori, lattuga, uva. Producevano vino e birra, pane, dolci, focacce, biscotti, yogurt, burro e panna e la loro cucina era assai variegata, comprendendo carne e pesce. Componevano canzoni, musica (la scala eptatonica-diatonica, propria della nostra moderna musica, è anch’essa una loro invenzione) e poesie, dalle quali traspare una sensibilità assai simile alla nostra.
Ecco la ninna-nanna scritta da una madre per il figlioletto malato:
Vieni, sonno, vieni dal mio bambino.
Fallo addormentare presto;
fa’ acquietare i suoi occhi senza pace…
Lo so, tu soffri, figlio mio;
e io soffro con te, sono ammutolita dal dolore,
e guardo in alto le stelle.
La luna nuova illumina il tuo volto;
l’ombra spargerà le tue lacrime.
Dormi, dormi tranquillo…
Possano le dee della crescita essere dalla tua parte;
che tu possa avere un custode efficace nel cielo;
e raggiungere un regno di giorni felici…
Possa una moglie essere il tuo sostegno
e un figlio la tua eredità futura.
E ora una poesia/ricetta che esalta la buona tavola:
Nel buon vino da bere,
nell’acqua profumata,
nell’olio genuino,
quest’uccello ho cucinato,
e poi l’ho mangiato.
E, per concludere, alcuni proverbi sumeri:
Chi possiede molto argento forse è felice;
Chi possiede molto orzo forse è felice;
Ma chi non possiede nulla, lui sì che dorme sonni tranquilli!
Non è il cuore che porta all’inimicizia;
è la lingua che porta all’inimicizia.
In una città senza cani da guardia
è la volpe a sorvegliare.
Le invenzioni dei sumeri non sono certo finite qui, ma sarebbe davvero troppo lungo approfondire oltre. Ora forse potrete scorgere un antico scriba dietro a un semplice impiegato, o un musicante sumero, ascoltando Lady Gaga, e magari ricordare le vostre origini anche solo guardando un orologio o consultando il calendario, o facendo qualche coccola al vostro amico cane.
Molti studiosi ritengono che l’uomo sia assai più avanzato di quanto dovrebbe e trovano ancora inspiegabile la civilizzazione dei sumeri e la sua repentinità. Quale input, 6000 anni fa, ha fatto progredire l’essere umano, fino a quel momento confinato in caverne e vestito di pelli, e ha fatto in modo che io oggi fossi qui a scrivere e voi a leggere?
I sumeri ci dicono che furono gli dèi a insegnargli tutto quel che sapevano, e addirittura che i loro re e i loro eroi erano di origine semidivina, figli di esseri provenienti dalle stelle.
Molto probabilmente è così (è quello che personalmente credo). Quel che per ora resta certo, è che noi siamo tutti figli di Sumer…
Se volete approfondire l’argomento, vi rimando alla lettura dei trattati di Zecharia Sitchin. In particolare “Il pianeta degli dèi” e “L’altra genesi”.